La società Cooperativa il Trifoglio viene fondata nel 1996 da un gruppo di volontari desiderosi di valorizzare l'agricoltura in tutti i suoi settori e mantenere vive le tradizioni legate al mondo agricolo, permettendo lo scambio di esperienze e professionalità nel suddetto settore.
La cooperativa è composta di soli volontari e lo scopo principale è quello di organizzare e gestire la Fiera zootecnica detta di S. Gaetano e altre attività collaterali che vengono realizzate ogni anno come convegni o i mercatini di Natale.
La Fiera zootecnica di Rogoredo, detta di San Gaetano in onore del Santo Patrono del paese, nasce ufficialmente lunedì 14 agosto 1950 ad opera di alcuni allevatori locali.
Da questa data, ininterrottamente, si susseguono le rassegne annuali.
Ma la manifestazione ha origine, con altre due “gemelle”, nel 1911. Per circa quarant’anni, nel capoluogo, Casatenovo, si tengono tre “fiere di bestiame e merci”: quella primaverile, al quarto lunedì di aprile, intitolata a San Giorgio, quella estiva di San Gaetano al secondo lunedì di agosto e, ultima, quella autunnale, al secondo lunedì di novembre, dedicata a San Martino
Le date dei tre eventi sembrano seguire il corso, le ricorrenze e gli usi più significativi e importanti dell’annata agraria.
Il trasferimento della Fiera di San Gaetano dal capoluogo alla frazione di Rogoredo è deciso dal Consiglio comunale il 27 ottobre 1949, considerando “che la festa di San Gaetano si celebra (…) nella frazione di Rogoredo la cui chiesa è stata recentemente elevata a parrocchia” e in accoglimento della “ richiesta dei frazionisti tendente ad ottenere che la fiera si svolga a Rogoredo come luogo più opportuno, restando così la fiera annessa all’omonima festa del Santo”.
Se è pur vero che lo spostamento è collegato alla festività del Santo Patrono, si deve, d’altro canto, riconoscere che, agli inizi degli anni cinquanta, Rogoredo era la frazione che più aveva saputo mantenere intatte e vive le secolari tradizioni contadine.
Dal 1950 ad oggi la Fiera ha conosciuto essenzialmente tre fasi.
La prima è quella di una rassegna rappresentativa di una società prevalentemente rurale e di carattere locale. La sede è la piccola piazza del paese con pochi capi esposti e qualche ambulante di contorno; è la fiera dei paisan, dei sensat e della buséca preparata e degustata nelle osterie o nelle corti storiche.
Lo sviluppo successivo, l’aumento dei capi e della varietà degli animali, la crescita dell’interesse e dei visitatori, portano negli anni ’60 alla ricerca di una sede più ampia; è così che l’esposizione si sposta dalla piazza al campo sportivo dell’oratorio.
Nel frattempo le altre fiere si perdono per strada. La fiera di San Giorgio viene realizzata per l’ultima volta nel 1952; quella di San Martino non lascia più tracce di sé dal 1965.
La seconda fase inizia nel 1975 in concomitanza con il trasferimento definitivo della manifestazione sulle aree libere di via Volta.
Sono anni di grande slancio ideale con l’ingresso nel comitato promotore di molti giovani e di volontari che, grazie all’impegno, all’entusiasmo e alla freschezza, realizzano un evento culturale più ampio nel quale si riflettono le nuove problematiche del mondo agricolo e si comincia a parlare di ambiente, ecologia e qualità della vita.
Si organizzano convegni, si promuovono meeting nelle stalle, iniziative di formazione e di informazione per agricoltori e allevatori, in collaborazione con gli Enti istituzionali (Regione, Provincia e Comune) e le associazioni di categoria.
Si istaura un forte ed intenso rapporto con il mondo della scuola coinvolgendo ragazzi e bambini con iniziative didattiche, di scambio e di riflessione sui valori della civiltà contadina e sul corretto rapporto ambiente-territorio.
Diventa altresì significativa la presenza di bancarelle; la manifestazione cresce di importanza e si sviluppa divenendo attraente per un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. Si passa a tre e poi a cinque giorni di apertura.
Il nome di Rogoredo e la Fiera cominciano ad essere conosciuti in tutta la provincia ed oltre, associati al trifoglio verde, simbolo della manifestazione, disegnato dall’architetto Turati di Monza.
L’ultima fase è la Fiera attuale riconosciuta da tutti come uno degli appuntamenti più significativi del settore a livello regionale; una manifestazione di promozione e valorizzazione delle produzioni agricole e zootecniche che, costantemente, si rinnova nel segno della continuità e della qualità e senza perdere il legame con le sue origini contadine.
Una rassegna culturale che mantiene intatti i suoi caratteri originari, ricca di iniziative e aperta ai temi più attuali del nostro tempo. Un evento irrinunciabile per operatori e specialisti del settore agroalimentare, lombardi e non, e di forte attrazione per decine di migliaia di visitatori (circa 50.000/60.000 presenze annuali) di ogni fascia di età,
Sugli 80.000 mq dei campi di via Volta sono allestiti recinti per animali, aree per gli attrezzi e i macchinari agricoli, padiglioni di ristorazione e spazi per gli stand enogastronomici con i prodotti tipici del territorio, con il fine di favorire un corretto rapporto produttore consumatore basato sul consumo consapevole dei prodotti della terra.
Si realizzano mostre permanenti di animali da latte e di allevamento, esposizioni floricole, si organizzano concorsi ippici, gare cinofile, rodei, competizioni e prove di abilità, attività ricreative e formative.
Insomma la Fiera si trasforma in una grande festa popolare, sospesa tra tradizione ed attualità, capace di accostare aspetti prettamente tecnici ad eventi spettacolari; diviene una sorta di palcoscenico virtuale su cui vengono rappresentati uno squarcio di Brianza moderna e antica e l’immagine dell’operosità di questa nostra terra
Tutto questo è la Fiera. Tutto questo è raccolto in un libro, edito nel 2010 in occasione del 60^ anniversario, che racconta la straordinaria storia dei protagonisti e dei testimoni di questa grande avventura, che parla del lavoro, dell’orgoglio e della passione di tanti volontari, uomini e donne, che apre alla conoscenza di un patrimonio locale di tradizioni, di cultura e di saperi, costitutivi dei valori ancora attuali e fondanti della vita della nostra gente e del nostro paese.